K 626

Personaggi


C = Caterina, una bella donna in carriera sui trent’anni    


M = Mario, suo marito, anch’egli piuttosto giovane e dal fisico prestante, ma dall’aspetto meno sofisticato


Location

Una villa moderna ai margini di una città

Foto di PIRO4D

Scena prima - Esterno, di sera inoltrata


Una lussuosa villetta moderna con le finestre illuminate. 

Giardino buio attorno, con qualche luce proiettata qua e là.


Mario (F.C.)

        Sei senz’anima!



Caterina (F.C.)

        Io ce l’ho un’anima, eccome!…


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Scena seconda - Interno della villa


Una sala dall’arredamento moderno e freddo. Alle pareti dipinti astratti.

C e M stanno litigando


Caterina

…e ben più solida di quella tua fatta di gelatina!


Mario

Pensi solo alla carriera, non vedi altro che te stessa!


Caterina

(con aria canzonatoria e di disprezzo)

…e tu te ne stai sempre ad oziare come una foca al sole! A questo mondo, caro mio, bisogna avere una personalità, non essere grigio su grigio…


Mario

Sempre meglio che essere di ghiaccio! Tu e i tuoi gingilli tecnologici, i tuoi abiti alla moda: guarda come ti sei ridotta

Pur di essere, come dici tu, “trendy”, sei finita a sedere in divani che spaccano la schiena e sedie che sembrano arnesi di tortura. 

Come ti compatisco!


Caterina

Ti piacerebbe forse una bella moglie in ciabatte e bigodini che ti porta la birra mentre guardi la partita? Allora proprio non ci siamo! Quando fai questi discorsi mi sembri proprio quel cretino del tuo amico Giovanni…


Mario

(con aria offesa)

…lascia stare Giovanni! E non azzardarti più a dargli del cretino!


Caterina

Oh, scusa, scusami tanto… mi sono sbagliata: non è lui un cretino, ma siete voi due cretini!


Mario

Bada! Un’altra parola e io…


Caterina

(con aria di scherno, indicando con gesto plateale la porta)

Ah, il signore se ne vuole andare? Prego, che si accomodi!


Mario

(quasi in un sussurro glaciale, con gli occhi ridotti a fessure)

Questo non lo dovevi dire… proprio no! Non ti vado più? Allora, peggio per te!


M prende un giubbetto e se lo getta sulle spalle e, mentre C lo guarda tra l’arrabbiato ed il sorpreso, gira sui tacchi e si avvia verso l’uscita. Accanto a lui, su di una colonna di acciaio, c’è una scultura in vetro di murano rappresentante un cavaliere. M le si ferma vicino


Mario

La vedi questa? Scommetto che ha più anima di te!


M riprende a muoversi e, senza fermarsi, con un gesto della mano dà una piccola spinta alla statua facendola cadere; continua a camminare verso l’uscita, poi si ferma e si volta


Mario

A proposito, se mi cerchi, sono da Giovanni, il cretino!


Poi, sempre di spalle, esce sbattendo la porta, lasciando C pallida e incredula ma nello stesso tempo piena di rabbia.


Caterina 

(sibilando sottovoce)

Ma come hai osato… Ma sì, va’ pure dove ti pare…


C va sul portone e, con gesto di stizza, lo chiude a chiave lasciando il mazzo appeso alla serratura, poi si avvicina verso il punto in cui giacciono i resti della statua del cavaliere e vede che sono rimasti intatti un braccio con la spada e la testa. Si china a raccoglierli e, guardando meglio la testa, vede che sotto l’elmo c’è una faccia bianca con due buchi per gli occhi e un sorriso canzonatorio


Caterina (F.C.)

Ti ci metti anche tu?


C scaglia per terra la testa in mezzo agli altri cocci ma questa resta intatta e sembra continuare a guardarla col suo sorriso beffardo. Allora  C va verso un ripostiglio ed esce con scopa e paletta. Raccoglie i cocci, poi torna indietro per gettarli via.


Caterina 

(tra sé, ma a voce alta)

…se mi cerchi sono da Giovanni!


C getta i cocci nella spazzatura, poi si lava le mani e si accende una sigaretta, nervosamente, ma le mani le tremano. Uno sbuffo di fumo le inonda il volto e gli occhi, in PPP, si riempiono di lacrime. Con stizza, getta via la sigaretta e si asciuga gli occhi


Caterina

Maledetto fumo!


C si reca nel soggiorno e accende la luce col battito delle mani. L’arredamento è modernissimo e di design. In fondo, dietro un divano, s’intravede un grande complesso HI-FI con quattro casse a torre, alte e dalla base sottile come colonne nere. Si siede sul divano e si guarda attorno


Caterina 

(tra sé, ma sussurrando ad alta voce)

…ma cos’aveva da criticare quell’imbecille!


C continua a guardarsi attorno, ma senza convinzione. È triste e stizzita allo stesso tempo. 


Mario 

(voce introspettiva, nella mente di C e F.C.)

Sei senz’anima! Sei senz’anima! Sei senz’anima…


C, sempre più nervosa, prende in mano il telecomando dell’enorme tv e fa zapping in veloce rassegna. Compare un gioco stupido, un inseguimento tra auto, una televendita e il vecchio film francese in BN “La bellezza del diavolo” nella scena in cui Gérard Philipe convince Michel Simon a vendergli l’anima in cambio della giovinezza. Altro cambio di canale e compare una ragazza che voluttuosamente s’insapona sotto la doccia emettendo mugolii. C spegne la televisione e tutto ripiomba nel silenzio.


Mario 

(voce introspettiva, nella mente di C e F.C.)

…se mi cerchi, sono da Giovanni!


Gli occhi di C si riempiono di lacrime e, con foga, spegne su di un portacenere, sempre di design, l’altra sigaretta che aveva iniziato a fumare. Poi rende il telecomando dell’impianto Hi-Fi e l’accende: la stanza viene inondata dal fortissimo suono delle note del Requiem di Mozart (K 626) con l’inizio del coro che canta “Confutatis, maledictis…”. C sobbalza. Poi vede sul tavolo la custodia aperta e vuota di un Cd, il disco che Mario stava ascoltando, con il libretto posto accanto. Lo prende e legge il testo che il coro sta cantando con la traduzione: “Sono confusi i maledetti, gettati nelle aspre fiamme…”


È molto triste. Spegne la musica e prende il cellulare: vorrebbe chiamare Mario, ma esita. Poi desiste e scoppia in un singhiozzo sommesso.


È molto più tardi e C sale la scala che conduce al piano superiore. Si reca in bagno e si guarda allo specchio: ha un aspetto orribile. Sospira. Prende un bicchiere, lo riempie d’acqua e beve. Poi chiude il rubinetto, ma questi continua a gocciolare. Prova a stringerlo ma senza risultato.


Caterina 

Ci mancava anche questa! Che giornata di merda! Domani dovrò chiamare l’idraulico…”


Si avvia verso la camera da letto, si spoglia e spegne la luce. Non riesce a prendere sonno. Improvvisamente il silenzio è rotto dal gocciolare del rubinetto


Gocciolio del rubinetto

Click…, click…, click…, 


C si sente a disagio: è tristissima e nervosa.


Caterina 

(tra sé)

Domani gli telefono e in qualche modo vedrò di fare la pace! In fin dei conti, forse, non ha proprio tutti i torti nel dire che penso solo alla carriera!


Nel silenzio, le gocce da regolari iniziano di colpo a variare ritmo, sempre più veloci.


Gocciolio del rubinetto

Click…, click…, click, click, clickclickclickclick…


Poi il ritmo ritorna normale e C prova un senso di disagio


Gocciolio del rubinetto

…click………………click………………click!


Il gocciolio si arresta di colpo e tutto piomba nel silenzio. Istintivamente C tira a sé le coperte, spaventata.

D’improvviso un forte botto echeggia nel piano inferiore, come se qualcuno avesse dato un violento colpo al portone. C si mette seduta, con gli occhi spalancati mentre il cuore inizia a batterle all’impazzata.

Tende gli orecchi e sente il tipico rumore metallico di una serratura che si apre, seguita da passi. Passi lenti, cadenzati.


Presa dal panico salta giù dal letto mentre i passi, sempre più pesanti, stanno salendo la scala.


A piedi scalzi si avvicina al secrétaire che si trova in fondo alla stanza e, continuando a tendere l’orecchio, a tentoni nel buio con le dita saggia il ripiano di cristallo finché non riesce a trovare un paio di lunghe forbici appuntite. Le impugna come fossero una spada, poi si appiattisce contro la parete.


Nel frattempo i passi divengono più felpati, come se attutiti da un tappeto tappeto. C è paralizzata dalla paura e trema, ma cerca di resistere e di non farsi scoprire.


D’un tratto i passi si fermano.

Lei solleva l’arma.

I passi riprendono e un’ombra indistinta compare sulla soglia.


Lei comincia a tremare convulsamente, ma mordendosi il labbro, riesce a sollevarsi in punta di piedi e sollevare l’arma pronta a colpire.


Mario

Cara, sei qua?


A quelle parole C accende la luce del secrétaire e lascia cadere le forbici, incredula: davanti a sé c’è suo marito, con la testa china e l’aria contrita.


Caterina 

(con voce tremante e gli occhi spalancati)

S… sei tu? Cosa ci fai qui? E perché non mi hai avvisato che tornavi?


Mario 

(con voce mesta e il capo chino)

Avevo paura di un tuo rifiuto. …e poi pensavo che stesti dormendo e volevo svegliarti dolcemente. Perdonami, sono stato uno sciocco, perdonami!


C ha un gesto di stizza dovuto alla tensione che, però, subito scompare


Caterina 

(con la voce rotta dal pianto)

Oh, caro! Sei tornato! Sei tornato! 


Gli corre incontro per abbracciarlo e Mario solleva il volto: è più bello che mai e i suoi occhi chiari sono talmente vivi che sembrano brillare. C rimane per un attimo interdetta, ma M si apre in un sorriso e i due si abbracciano.


Caterina

Ti amo, ti amo! Come ho fatto a credere di poter stare senza di te?


Mario

Non serve che tu lo dica: lo so e l’ho sempre saputo! È proprio per questo che che adesso sono qua.


M senza sforzo apparente la solleva e l’adagia sul letto. Lei lo stringe forte.

Lui le sfila la camicia da notte.

Lei a sua volta gli sfila la camicia e poi il resto, con fare sempre più eccitato. Poi guarda quel corpo perfetto, molto più perfetto di come lo ricordasse.


Caterina

Non ti ricordavo così bello!


Mario

Se lo sono è perché ti voglio! 


I due fanno l’amore con tenerezza e con passione. Poi, esausti e felici, si riposano l’uno nelle braccia dell’altro.


Mario

Ti voglio bene!


Caterina

Anch’io te ne voglio: fare l’amore con te è stato magnifico.


Mario

Infatti: e non potevo sbagliarmi di più!


Caterina

Sbagliarti? E su cosa?


Mario

Sul fatto che non hai un’anima. Ti chiedo nuovamente scusa, ma ti sentivo sempre più distante e invece ti volevo mia…


Caterina 

(con voce allegra e voluttuosa mentre M comincia 

ad accarezzarla con gesti sapienti)

Ma sono tua!


Mario

Tutta mia? Tutta?


Caterina

Certo!


Mario

Corpo e anima?


Caterina

Sì!


Mario

Anche quell’anima che sostenevo non avessi?


Caterina

Sì! Anche quell’anima è tua: sono tua! Tua!


I due riprendono a fare l’amore, con maggiore foga di prima.


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Scena terza - Camera da letto, di mattina



La luce del mattino inonda il letto e C, nuda e coperta solo dal lenzuolo, si sveglia con un sorriso. Con una mano esplora poi il posto accanto, dove dovrebbe esserci Mario, ma non trova nessuno. 

Ancora un po’ addormentata, si mette a sedere stiracchiandosi felice.


Caterina

Caro, caro… dove sei?


Nessuna risposta. Soffocando uno sbadiglio, C guarda la sveglia: segna le otto mezzo del mattino. 


Caterina

Oh Dio, com’è tardi! Dovrei già essere in strada… ma al diavolo: oggi è un giorno speciale, che la carriera aspetti!


Allegra e euforica, C scende dal letto e, senza nemmeno coprirsi, esce nel corridoio.


Caterina

Ehi, sei giù?


Ancora silenzio. Allora C si avvia verso le scale per scendere al piano inferiore, continuando a chiamare.


Caterina

Mario, Mario, sei giù?


C giunge al piano inferiore e si accorge che in casa non c’è nessuno.


Caterina

(a voce alta, ma come tra sé)

A quest’ora sarà già uscito per andare al lavoro.


C continua a guardarsi in giro e si accorge che le chiavi sono ancora sulla serratura interna, come le aveva lasciate la sera prima. Rimane interdetta.

In quel momento suona il cellulare: si tratta di Giovanni. C viene assalita da una sgradevole sensazione e prende la telefonata con trepidazione.


Caterina

G… Giovanni? Cosa vuoi?


Giovanni

Qui c’è il tuo amico che vorrebbe dirti qualcosa! Te lo passo…


Un senso di angoscia assale C e il cuore (F.C.) comincia a batterle forte.


Mario

Cara, perdonami!


C ha un orribile presentimento e la fronte le s’imperla di sudore freddo.


Mario

Sono stato uno sciocco ad andarmene: non posso stare senza di te, senza vederti. Ho passato tutta la notte a pensarti, a rimuginare su quanto ti ho detto, a parlare con Giovanni. Ed ora mi pento di averti definita arrivista, fredda, senz’anima…


C a quelle parole è atterrita. La stanza le comincia a girare attorno e si rivede quando a letto, quello che credeva suo marito, le chiedeva se fosse sua, corpo ed anima. Le parole “Corpo ed anima” cominciano a rimbombarle nella mente.


Mario 

(con voce lontana, F.C.)

Sei mia, corpo ed anima… corpo ED ANIMA!


C, terrorizzata, lascia cadere a terra il cellulare e rimane in piedi, con gli occhi spalancati.


Mario

(dal cellulare)

Cara, dove sei? non essere arrabbiata, perdonami… Pronto… Pronto!


C è assalita da un conato di vomito e corre verso il bagno. Si appoggia al lavandino e, non senza un qualche timore, si guarda allo specchio: ha gli stessi occhi chiari e luminosi dell’essere che era venuto da lei quella notte.

Si china per vomitare e le esce un fluido bianco e luminoso che, come un serpente, scompare nel foro di scarico del lavandino.

Sconvolta e tremante rialza il capo: ora gli occhi luminosi non ci sono più, ma sono divenuti scuri, inespressivi, totalmente opachi.

Distrutta si siede in un angolo, cingendosi le ginocchia e inizia un pianto sommesso.

In quel momento si accende l’impianto Hi-Fi e, a tutto volume, risuonano le note del Requiem di Mozart col coro.


Coro

Confutatis maledictis, Flamis acribus addictis…


Dissolvenza in nero


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Fine

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