Infanzia, carriera e avventure di Giorgio Paternò, Veneziano di Sicilia

L’uomo che si legò alla colonna

Darix il gladiatore - 6




“Bene, ragazzi, ora è giunto il momento di pagare quanto dovuto. Tra un paio di minuti questi pachidermi – disse poi indicando con un gesto della mano gli elefanti che stavano mettendosi in fila indiana – andranno in città per la sfilata e staranno via un paio d’orette. Voi ne approfitterete per dare una bella ripulita: come forse saprete, ogni elefante divora all’incirca un quintale di fieno e frutta al giorno e, come ogni essere vivente, prima o poi deve espellere quanto il suo corpo non ha assimilato. Bene, ora spetta a voi prenderlo con quelle pale e metterlo in quel carro che poi lo porterà via. Tutto chiaro?” concluse infine con un sorriso, mentre gli animali, col finto indiano a cavalcioni del più grande che guidava la carovana, se ne uscivano tenendosi agganciati con code e proboscidi.

“Siamo nella merda!” gemette Gino.

Udite quelle parole, Darix Togni si guardò intorno, come se controllasse meglio e con più scrupolo tutto l’ambiente: “Direi proprio di sì! Buon lavoro, ragazzi: ci vediamo tra un paio d’ore!”.

Detto questo se ne andò lasciandoci alla nostra triste incombenza. A noi non rimase che toglierci le camicie bianche indossate per fare bella figura e… spalare, spalare e spalare ancora.

L’odore di quegli escrementi mi rimase impresso per giorni e, nonostante mi lavassi assai più spesso del solito, pareva non voler venire via, tanto da sentirlo anche di notte, nei sogni. Ma tutta quell’avventura, che in realtà non ci aveva portato alcun danno, fu per tutti noi, e per me in particolare, una concreta e per certi versi divertente lezione di vita che, grazie anche a quel rude gladiatore dal cuore allegro, ho portato sempre con me.»

«Mi sembra di immaginare la scena: voi liceali, tutti eleganti a spalare cacca d’elefante! Credo sia stata una bella lezione. Ma, toglimi una curiosità: eravate all’asciutto perché avevate scordato il denaro a casa oppure perché proprio non ce n’era?»

Il Generale mi guarda divertito, come se la risposta fosse più che ovvia: «Denaro proprio non ce n’era. In quel caso abbiamo fatto il passo più lungo della gamba e l’abbiamo pagata. Ma mi sono molto divertito a raccontarla.» 

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