Testi, illustrazioni e impaginazione dell’autore

Storie così…

Ciniche e spietate realtà tra principesse, lupi e giganti

Storie così…

Vincitore Premio Settembrini 

Giuria Giovani 2005

Dal testo della Motivazione della 

Giuria Giovani

La Giuria Giovani ha scelto di premiare "Storie così…" di Paolo Mameli per la sua sorprendente originalità.

L’autore ha infatti rivisitato le favole e le fiabe (riprese da diversi autori: fratelli Grimm, Perrault, Andersen, La Fontaine, Esopo) alla luce di una disarmante razionalità.

L’insieme porta ad un piacevole effetto di straniamento e ad una sottile comicità che risvegliano anche nel lettore più maturo il piacere della lettura delle fiabe.

Il primo libro che ho pubblicato, nato quasi per caso ( o meglio MOLTO per caso), all’inizio, come capita, mal distribuito ma che mi ha dato molte grosse soddisfazioni: innanzitutto perché mi ha stimolato a scrivere - dopotutto scrivere libri o racconti è contagioso e uno tira l’altro - in secondo luogo perché mi ha fatto vincere un premio prestigioso come il Premio Settembrini (Concorso nazionale per racconti editi) nella finale del quale mi sono trovato testa a testa con l’allora finalista nientemeno che del Premio Campiello, il che è tutto dire…

Si tratta di una manciata di fiabe e favole, classiche o inventate ex-novo che, pur nel rispetto degli originali, e dei loro stilemi, ad un certo punto, come si dice, “partono per la tangente”, con esiti imprevedibili.

I racconti sono un po’ come le ciliegie: uno tira l’altro. E non finisci di scriverne uno che già ti immagini una nuova storia… e solo per il tuo divertimento. Null’altro.

Ed è proprio in questo modo che è nato questo mio primo libro: scrivere per me stesso, per divertirmi, per vedere dove potevano andare a parare le storie se private di quella morale il più delle volte forzosa e poco credibile che, immancabilmente, premiava i buoni e puniva i malvagi.

Ma, a ben analizzare, siamo proprio sicuri che i buoni siano veramente buoni e i cattivi veramente cattivi? Di certo un lupo che ha voglia di sgranocchiarti non lo si può definire un tozzo di pane, ma dopotutto mangiare (o meglio mangiarTI) è intrinseco nella sua indole. Ma non altrettanto si può dire dei cosiddetti “buoni”: che cosa ha di positivo la viziatissima Principessa che, nonostante i sette materassi, si accorge del minuscolo pisello? O quello stupido Jack che, in periodo di carestia, su incarico dei fratelli - idioti - va al mercato a vendere l’unica mucca, fonte di latte e carne, per barattarla con chissà che cosa. E la baratta con dei fagioli. Magici, certo, ma sempre fagioli. E proprio grazie alla magia di questi meravigliosi legumi, la famigliola sale fino al regno dl gigante per improvvisarsi come ladri. Sì, perché, a casa mia, intrufolarsi in una casa altrui per sottrarre cibo e gioielli viene definito furto, magari con scasso. In molte fiabe, invece, tutto ciò assurge ad un atto eroico (vedi Pollicino, il Gatto con gli Stivali e chi più ne ha, più ne metta), senza rimorso né ritegno. E così si potrebbe dire dei vari padri che abbandonano la prole nel bosco per poi riprenderla in casa con abbracci e singhiozzi quando tornano pieni di tesori (vedi Hansel e Grëtel) per magari, dico io, abbandonarli nuovamente dopo aver dilapidato tutto l’immeritato patrimonio al gioco delle tre scatolette.

Concordo pienamente con Ennio Flaiano quando asseriva che “Caino eccita la fantasia, Abele la deprime”.

Tutto questo, e anche di più, l’ho messo nei racconti che compongono “Storie così…”.

Io mi sono divertito un mondo a scriverlo e, a quanto pare, si è divertita altrettanto la severa giuria quando, nel 2005, lo proclamò vincitore del prestigioso Premio Settembrini. Con sommo stupore,  in primis, da parte proprio dell’autore.

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